All’età di vent’anni cominciai un percorso terapeutico per risolvere delle questioni personali. Soffrivo di Lupus eritematoso sistemico e stavo molto male. Sapevo già che il legame mente corpo è molto potente e che la sofferenza interiore può essere un fattore determinante nello sviluppo di una malattia. Qualche anno dopo, grazie ad una tecnica di terapia breve, me ne liberai. Grazie ai miei studi ho successivamente compreso veramente cosa ha scatenato il tutto. Quel primo percorso terapeutico non mi permise di guarire, ma fu comunque molto importante perché mi fece crescere e comprendere molte cose e, per questo, riuscii a liberarmi di alcune problematiche.

Ricordo che al termine delle sedute di analisi, i dolori articolari causati dal Lupus aumentavano esponenzialmente, colpendomi soprattutto alle anche. Lo interpretai come una mia difficoltà a camminare, a procedere nella vita e il Lupus era molto debilitante e limitante, così come la sofferenza interiore che provavo. Il giorno in cui concludemmo la terapia regalai al mio analista una bicicletta in ferro battuto. Il Lupus era ancora lì in agguato, ma stavo meglio e mi sentivo libera da certe cose, molto più forte. La bicicletta rappresentava lo strumento che tanto delicatamente e con pazienza l’analista mi aveva dato, o forse aiutato a costruire, per camminare e anche correre, per pedalare autonomamente e libera.

Penso oggi alle difficoltà che sono arrivate negli anni successivi, a tutte le situazioni che ho dovuto affrontare e che a volte mi hanno messo in ginocchio.

Ho imparato che per quanto la vita sia difficile e ci si possa sentire smarriti o vulnerabili, sei ci si ascolta, la verità viene sempre fuori e se credi veramente in qualcosa, devi andare in quella direzione e non mollare, soprattutto quando si tratta di te stesso e di ciò che è vitale per te.